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martedì 8 marzo 2016

Crescere bene insieme



Alcune delle domande che spesso le neo-mamme si pongono quando devono prendere una decisione riguardo all’adozione di un animale sono :”ma potrebbe far del male a mio figlio?”, “Gli potrebbe trasmettere delle malattie?”, o ancora: “e se non andassero d’accordo?”.

Ebbene oggi cercheremo di fare luce su queste domande spiegando come, in realtà, un bambino che cresce con un amico a 4 zampe abbia un bagaglio esperienziale più ricco di chi invece cresce senza.

Portare in famiglia un animale non è mai una “missione” semplice, in modo particolare se c’è un bambino piccolo; questo perché introdurre un nuovo membro in famiglia porta sempre un cambio nelle abitudini quotidiane, per questo motivo è consigliabile adottare un quadrupede prima o dopo qualche anno dalla nascita del bambino (più consigliabile verso i quattro anni, quando l’infante inizia a capire che l’animale non è un oggetto con cui giocare).

Una delle maggiori preoccupazioni è se l’animale trasmetti malattie al bambino, nulla potrebbe essere più contrario: infatti se l’animale viene vaccinato e portato regolarmente dal veterinario, non c’è nulla di cui preoccuparsi, anzi molti studi hanno mostrato che i bambini che vivono a contatto con un animale e la natura sviluppano prima le difese da possibili allergie, quindi, al contrario di ciò che si possa pensare, crescono più sani e forti.

Il beneficio che si trae dalla crescita insieme ad un amico a 4 zampe non è solo fisico.
Un bambino che cresce assieme ad un animale diventa più responsabile, infatti nessun membro della famiglia è esente dal prendersene cura, indipendentemente dall’età, più altruista, più empatico, più rispettoso verso i suoi simili e la diversità, sviluppano un maggior spirito d’osservazione e riescono ad affrontare meglio grandi sfide, e purtroppo, anche le separazioni.
Socializzano più facilmente e si integrano maggiormente, adattandosi  alle varie situazioni che gli si presentano.
L’animale dona, alla famiglie che lo accoglie, calore e affetto .

Il ruolo del quadrupede cambia, crescendo insieme al bambino, infatti inizialmente copre un ruolo di compagno di giochi per l’infante, diventando, man mano che quest’ultimo cresce, il suo confidente, qualcuno a cui raccontare le sue avventure; questo in modo particolare per i bambini più timidi ed introversi.

Un amico a 4 zampe infonde maggior senso di sicurezza affettiva che aiuta ad affrontare smarrimenti e sensi di inadeguatezza.
Riassumendo, adottare un animale porta benessere a tutta la famiglia e aiuta su larga scala la crescita di un bambino portando allegria e divertimento all’interno della sua vita, arricchendolo di un amico in più su cui poter sempre contare.






















Chiara


Fonti:
  • "Bimbi e cani. Guida pratica a una convivenza sicura e un'amicizia preziosa", Danilo Berteotti, 2012, Ultra



lunedì 7 marzo 2016

Uno spirito libero



Il film di cui parleremo oggi è “Spirit, cavallo selvaggio” , prodotto dalla Dreamworks.
Il cartone parla di un cavallo di nome Spirit, nato nella selvaggia prateria dell’America del 1800, che un giorno, attratto dal fumo prodotto da un focolare acceso da uomini, viene catturato da quest’ultimi per essere addomesticato a forza.
Sarà grazie al suo carattere caparbio e all'aiuto del suo nuovo e giovane amico Fiume, un ragazzo indiano della tribù dei Lakota,che lo aiuterà a scappare e gli insegnerà il valore dell’amicizia tra uomo e animale e gli farà incontrare l’amore della sua vita.
Infatti sarà solo collaborando che Spirit e Fiume riconquisteranno e riusciranno a mantenere la libertà, per loro e per i loro cari.

Questo film d’animazione in particolare ci mostra realmente il vero significato che può assumere l’amicizia tra un uomo e un animale.
Ci mostra come il benessere che si riceve da questo rapporto non sia benefico solo per l’uomo ma anche per l’animale stesso, che impara a fidarsi della mano che lo nutre e lo accudisce.
Ci insegna a vivere questo rapporto di amicizia attraverso tutte le emozioni, in particolare attraverso emozioni positive, che sono quelle che generano avvicinamento a ciò che ci fa stare bene e spronano maggiormente a prendere sempre più parte all’attività, al rapporto che si sta vivendo.

Secondo lo psicologo e docente Frijda una caratteristica delle emozioni positive è proprio quella di non avere uno scopo specifico da raggiungere, ma si compie qualcosa solo per il piacere di farlo, per cui poi ci si sente felici.



Qui il link di una delle scene principali dove Spirit e Fiume si iniziano a fidare uno dell’altro, iniziando così a costruire il loro rapporto di amicizia:

Fonti:

 
“De emoties; een overzicht van onderzoek en theorie” (1988),N. Frijda  

domenica 6 marzo 2016

Quando il cane diventa specchio della propria esistenza



La tossicodipendenza viene classificata come patologia che porta all’uso eccessivo di sostanze che creano una dipendenza disfunzionale sia per il corpo che per la mente.

La pet-therapy è la nuova terapia che si è pensato di applicare in questo campo per aiutare chi deve riabituarsi a una vita senza l’assunzione di sostanze tossiche in circolo.

Le persone ormai abituate a questo stile di vita dominato da dipendenze nocive tendono a isolarsi, perdendo fiducia nella vita e nei rapporti umani, e ad avere il pensiero fisso di assumere le sostanze ormai indispensabili per provare un illusorio senso di pace.
Qui l’animale scelto per la terapia, in prevalenza il cane, assume un ruolo di “ponte”, aiutando in modo graduale la persona a riallacciare i rapporti sociali.
Infatti la relazione che nasce tra l’uomo e l’animale ha un triplice effetto benefico sulla persona: il ragazzo che intraprende questo percorso svolge un duro lavoro su se stesso, diventando anche più responsabile, inizia un percorso professionale, infatti si tende a diventare amici dell’animale con cui ci si relazione durante il percorso, mantenendo i rapporti anche una volta che si è stati riabilitati del tutto, e infine sono questi ragazzi stessi che diventano “ambasciatori”, ossia testimoni del loro vissuto, recandosi in centri riabilitativi o ospedali per raccontare le loro storie.

Grazie all’ amicizia con un amico a 4 zampe, queste persone, hanno la possibilità di tornare ad una vita normale, liberandosi dal senso di dipendenza  che prima le opprimeva, tornando ad avere possibilità di sviluppare non solo nuovi rapporti amicali ma anche professionali, inserendosi nel mondo del lavoro senza pregiudizi. 




Chiara


Fonti:
www.huffingtonpost.it

Un sussurro di speranza



“Talvolta ciò che sembra una resa non è affatto una resa. È ciò che avviene nei nostri cuori. Vedere chiaramente com'è la vita ed accettarla, essendole sincero, qualunque sia il dolore, perché il dolore che si prova mentendole è di gran lunga più grande.”
                                                                                                                       Nicholas Evans





Ed è proprio una storia di rinascita e riscatto quella di cui stiamo per parlare. Una storia in cui se non ci fosse stato il suo cavallo Pilgrim, Grace si sarebbe lasciata andare, non accettando la propria disabilità fino a sprofondare in una depressione profonda.

Ma partiamo dall’inizio. Nel film “
L'uomo che sussurrava ai cavalli” (tratto dall’omonimo libro di Nicholas Evans) si racconta la storia di Grace, una ragazzina preadolescente e del suo cavallo Pilgrim. Durante un fine settimana, all'alba di un mattino invernale, Grace e la sua amica Judith, durante una passeggiata a cavallo si avventurano su una ripida salita, purtroppo però il cavallo di Judith scivola su una lastra di ghiaccio e, scivolando all'indietro, trascina in una rovinosa caduta anche Grace ed il suo cavallo Pilgrim sulla strada sottostante, proprio mentre sta passando un Tir che le investe.
Le conseguenze sono tragiche: Judith ed il suo cavallo muoiono, mentre Grace trasportata d'urgenza all'ospedale viene curata ma devono amputarle una gamba.
Il suo cavallo viene salvato dalla morte per dissanguamento. Dopo questo incidente drammatico la vita di Grace cambia radicalmente. Ora può contare solo sulle sue stampelle, e cade in una profonda depressione.
Intanto Pilgrim, rimasto gravemente ferito e traumatizzato dall’incidente, è diventato aggressivo e completamente inavvicinabile. Ciò nonostante la madre di Grace, Annie, decide di non abbatterlo, vedendo nel cavallo l'unica possibilità di far uscire la figlia dalla depressione. Facendo una ricerca su Internet, apprende dell'esistenza di un cowboy, Tom Booker, che cura i cavalli con straordinaria abilità, è un "sussurratore". Alla prima telefonata questi rifiuta, ma quando Annie si presenta alla sua porta nel Montana, con Grace e il cavallo, lui non può che accettare la sua proposta di curare Pilgrim.
I primi approcci sono vani, ma con pazienza e forza di volontà, Tom riesce nella sua impresa a salvare Pilgrim. Oltre a salvare Pilgrim, Tom riesce a salvare anche Grace, che grazie all’ambiente del ranch e al lavoro in scuderia, torna a cavalcare e a vivere.
Il “sussurratore” riesce infine a far riacquistare a Grace e a Pilgrim il loro legame perduto, insegnando al cavallo a compensare la disabilità di Grace.

Cos’avrebbe fatto Grace se non ci fosse stato Pilgrim? Se non ci fosse stata sua madre Anni che, con la sua tenacia, è riuscita a capire così profondamente sua figlia tanto da salvare un cavallo che era ritenuto da tutti insalvabile?
Non lo sapremmo mai… Gli animali ci salvano sempre nei momenti di crisi, e con una piccola spinta ci aprono la strada verso il benessere!

Vi invito a vedere questo film o a leggere il libro….. poiché tratti da una storia VERA!


Ilaria


Trailer:
https://www.youtube.com/watch?v=xgv1KxXcSd0


venerdì 4 marzo 2016

Animali&Benessere



Adottare un amico a 4 zampe non è utile solo per praticare la pet-therapy ma anzi l'avere un amico animale in casa porta un grande benessere a tutta la famiglia, e, in modo particolare a chi vive da solo.
Infatti, indipendentemente dalla razza e dalla grandezza, un animale aiuta a non restare soli, riempie i nostri spazi vuoti e ci regala il suo affetto in modo incondizionato.

In campo medico, psicologico ed educativo il rapporto uomo-animale è sempre più importante per il benessere di adulti, bambini e anziani,  e viene messo in evidenza nella terapia scelta.

Gli animale portano miglioramenti a livello emotivo, cognitivo e fisico, infatti aiutano a diminuire la depressione, lo stress; attraverso una semplice carezza o a una piccola passeggiata in loro compagnia si allontanano i brutti pensieri permettendo il rilassamento di chi compie l'azione, sono una costante fonte energia da cui attingere nei momenti di difficoltà, una "piccola" ancora di salvezza.

Secondo il rapporto Assalco-Zoomark 2015 gli animali adottati dalle famiglie italiane sono pari a 60,5 milioni, di cui 14 milioni fra cani e gatti, 13 milioni di volatili, 30 milioni di pesci e 3 milioni di roditori e altri piccoli animali, portando nel nucleo familiare in cui vivono serenità, gioia, allegria e divertimento, soprattutto per i più giovani, pace, tranquillità e sicurezza in particolare per gli anziani.





Chiara


Fonti:

Rapporto Assalco-Zoomark, alimentazione e cura degli animali da compagnia, 2015

giovedì 3 marzo 2016

Tu mi capisci come... un cavallo!





Spesso le persone che possiedono o che comunque hanno confidenza, con i cavalli sostengono che questi li capiscano a tal punto da comprendere le loro emozioni… Sono matti??? E invece no! Ed è la scienza che lo conferma!!
I cavalli, infatti, ci capiscono al punto da saper leggere le nostre espressioni facciali. A sostenerlo, con uno studio pubblicato sulla rivista Biology Letters, sono i ricercatori dell’ Università del Sussex.

Questi studiosi hanno sottoposto 28 cavalli ad un test in cui venivano presentate agli stessi cavalli, delle gigantografie raffiguranti volti di persone arrabbiate o felici, e hanno visto come questi hanno mostrato reazioni diverse, a differenti espressioni facciali. I cavalli hanno infatti, avuto delle risposte fisiologiche differenti a seguito della visione delle fotografie ritraenti il volto di persone felici e arrabbiate.
Nello specifico, il test ha permesso di evidenziare come alla visione di volti arrabbiati, i cavalli (che sono dotati di vista monoculare) tendevano ad utilizzare più l’occhio sinistro rispetto che il destro (atteggiamento che è stato spesso associato alla percezione di fenomeni minacciosi, infatti l’emisfero destro sia nei cavalli, che in altre specie animali come i cani, è associato alla decodifica di fenomeni potenzialmente pericolosi), presentavano un battito cardiaco accelerato e mostravano dei segni di stress. Queste reazioni, secondo i ricercatori, indicherebbero che i cavalli dell’esperimento hanno compreso quasi interamente, le immagini che sono state loro mostrate.
L’aspetto più rilevante di questa ricerca è la dimostrazione che i cavalli avrebbero la capacità di leggere le emozioni superando le differenze di specie.





Le spiegazioni di questi risultati possono essere molteplici: da una parte, i cavalli potrebbero aver adattato un’abilità innata per la lettura delle emozioni dei loro conspecifici, fino a riuscire a comprendere quella degli umani; oppure è possibile che i cavalli abbiano imparato ad interpretare le espressioni umane in base alla loro esperienza di vita.
L’aspetto più importante di questa ricerca è che i cavalli, nonostante appartengano ad una specie differente, sono in grado di fare una valutazione delle espressioni facciali umane e di avere reazioni conseguenti alle emozioni espresse.
Quindi, quando vi dicono che i cavalli ci capiscono… è proprio vero!


 Ilaria


Fonti:
Smith A. V., Proops L., Grounds K., Wathan J, McComb K., (2016) “Functionally relevant responses to human facial expressions of emotion in the domestic horse (Equus caballus)", Biology letters, 12 (2).


martedì 1 marzo 2016

Un amico con cui crescere



L’autismo è il disturbo più noto e frequente tra i disturbi generalizzati dello sviluppo.
Si caratterizza di gravi deficit e di compromissione generalizzata di molteplici aree dello sviluppo; in particolare, il bambino autistico, fa molta fatica ad interagire e comunicare con le altre persone o coetanei, presentando così una grande mancanza nell’area della socializzazione.

Di carattere chiuso, introverso e poco socievole diventa di fondamentale importanza, per chi soffre di autismo, avere dei punti di riferimento fermi; elementi affettivi, che possono non essere sempre umani ma che possono spaziare anche nel mondo animale.
Infatti la pet-therapy come terapia di accompagnamento per bambini autistici è fortemente consigliata, in quanto la presenza di un cane al fianco di un bambino può togliere quest’ultimo dal centro dell’attenzione degli adulti.

La funzione del cane in questo contesto è molto simile al compito che svolge un cane guida per non vedenti, infatti il quadrupede, guida il padroncino nei compiti giornalieri che svolge.
In questo modo anche il bambino si mette maggiormente in gioco, in quanto il prendersi cura di un altro essere vivente comporta maggior responsabilità e la conseguenza implicita di stabilire più rapporti sociali sia coi coetanei che con gli adulti.
Il compito principale del cane è quello di aumentare la sicurezza nel bambino.

In una famiglia dove è presente un bambino autistico la presenza di un amico a quattro zampe può portare maggior benessere, sia per i genitori che per i parenti, ma soprattutto porta maggior benessere per il bambino stesso, che trova nel cane un fedele amico e alleato con cui confidarsi e condividere il proprio mondo.




Chiara

Fonti:

“psicologia Clinica” di Ezio Sanavio e Cesare Cornoldi, Il Mulino, 2010
Peter Kaufman, progetto “cani per famiglie con bambini autistici”