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giovedì 25 febbraio 2016

Una zampa per nuotare




La pet-therapy può essere condotta in varie forme, una di queste è la pet-therapy esercitata in acqua, chiamata “Hidro pet-therapy” .
L’obiettivo è quello di unire due attività benefiche come la pet-therapy e la piscina, ognuna delle quali va a lavorare su aspetti diversi: la pet-therapy stimola la comunicazione non verbale, l’affettività e l’autostima, mentre la piscina aiuta nella fluidità, facilita il rilassamento muscolare e permette l’agevolazione di movimenti altrimenti difficili da compiere.

Le attività che si svolgono sono le stesse che si svolgono in terra, quindi ad esempio giochi con la palla o con la fune; in particolare però vengono costruiti esercizi “su misura” specifici per il problema.



Una delle razze più utilizzate per svolgere questo genere di attività è il Terranova, chiamato anche cane bagnino.
Un cane che può raggiungere fino i 65 kg; è di indole gentile, fedele, intelligente e affidabile con tutti, in particolare coi bambini.
Si adatta facilmente a numerosi stili di vita.
Vi proponiamo qui, un fantastico video di una bambina che partecipa alla hydro pet-therapy col suo labrador Napoleone e con anche l’aiuto di Giorgia, una bellissima Terranova nera:

https://www.youtube.com/watch?v=pMdhsgkPzLA



Chiara


Fonti:
www.superando.it
"Cani. Enciclopedia internazionale" di F.Angelini, R.Marzi, 2014

Pet Therapy del sonno!



Tutti i proprietari di animali domestici (me compresa), almeno una volta nella vita si sono sentiti dire “non dormire con il tuo cane/gatto, non fa bene”. Adesso possiamo rispondere che non è del tutto vero ed è anche provato scientificamente!!
Dormire insieme al proprio animale domestico può avere dei benefici e a sostenerlo è una ricerca condotta dalla clinica di medicina del sonno in Arizona, la Mayo Clinic. Se ne è occupata Lois Krahn, specialista in questa disciplina, sottoponendo questionari a 150 partecipanti.
Si è riscontrato che la metà delle famiglie negli Stati Uniti possiede un animale e in molti hanno confessato di dormire insieme a loro o di farli comunque entrare in camera da letto durante la notte. Entrando nello specifico, il 20% degli intervistati ha ammesso di essere infastidito dalla loro presenza, più del 41% invece ritiene di sentirsi al sicuro e di riposare meglio, soprattutto nel caso di persone che vivono da sole.

La Dott.ssa Krahn ha specificato: "Ci sono state tantissime risposte molto differenti tra loro, alcune davvero singolari ma tutte comunque in grado di contribuire a definire un quadro chiaro sul rapporto con gli animali in relazione al
sonno umano.

Una signora ad esempio, ha spiegato come i suoi due cagnolini le riscaldino il letto d'inverno, mentre un'altra ha raccontato come percepire la presenza del suo gatto durante la notte riesca a rasserenarla", continua "in ogni caso è fondamentale precisare come occorra fare una distinzione da animale a animale, non si può certo paragonare un chihuahua con un alano per ovvie ragioni".

I benefici psicologici sono evidenti. Questo studio, però, ha fatto discutere visto il contrasto con le precedenti analisi scientifiche connesse alla possibilità di contrarre malattie o infezioni. È possibile che accada, soprattutto se in casa ci sono persone con particolari problemi di salute, bambini piccoli o anziani non autosufficienti. In questi casi la convivenza con gli animali deve essere regolata. Nonostante ciò, questo tipo di problemi si può prevenire curando l’igiene del proprio amico a quattro zampe, riducendo così i rischi. In ogni caso, la decisione finale spetta esclusivamente ai proprietari.

Anche io condivido il letto con il mio cane, nonostante sia di notevoli dimensioni. Ogni tanto devo lottare per avere lo spazio necessario o la coperta ma preferisco dormire rannicchiata con lui al mio fianco piuttosto che comoda ma senza lui, il senso di protezione che mi trasmette è ineguagliabile.






Marta

Fonti:
http://www.slowsleep.it/miao-e-fido-nel-letto-si-puo/
http://www.repubblica.it/ambiente/2015/12/15/news/dormire_con_gli_animali_a_4_zampe_non_solo_contro_ci_sono_anche_molti_pro-129542898/?refresh_ce

Lois E. Krahn, M. Diane Tovar, Bernie Miller - Are Pets in the Bedroom a Problem?; CCSH Center for Sleep Medicine, Mayo Clinic, Scottsdale, AZ; Published Online: October 15, 2015

Proposta di ricerca



"Pet Therapy e pazienti in oncologia pediatrica: un’analisi neuroscientifica esplorativa"

1.

Background

La diagnosi oncologica, soprattutto durante l’infanzia e l’adolescenza, rappresenta per il bambino o l’adolescente, una rottura delle normali abitudini sociali e familiari di crescita che caratterizzano queste età. Questi infatti sono costretti a saltare la scuola ed a rinunciare a tutte le attività extrascolastiche e, di conseguenza, alle relazioni con i propri pari, per sottoporsi a ricoveri piò o meno lunghi in ospedale in cui vengono sottoposti alle terapie anti-tumorali. Per questi motivi essi sono soggetti a provare sentimenti come solitudine, isolamento, e depressione. Alcuni studi hanno messo in luce una nuova tipologia di terapia alternativa e complementare alle terapie mediche, chiamata Pet therapy, che aiuta a ridurre considerevolmente la sensazione di distress nei pazienti ospedalizzati (Barba, 1995). Il rapporto uomo-animale è stato riconosciuto come una parte molto importante di questa terapia. Questo infatti permetterebbe al paziente di distrarsi dal contesto di ospedalizzazione, concentrandosi sull’interazione con l’animale.
La Pet therapy ( intesa come AAT) si è dimostrata in grado di promuovere, nei casi esaminati di bambini ospedalizzati, le interazioni sociali e comportamentali, di aumentare le sensazioni di conforto e sicurezza e inoltre di diminuire il senso di solitudine e ansia (Kaminski, Pellino & Wish, 2015).
Sottoposta a pazienti di oncologia pediatrica, la pet therapy può portare il piccolo paziente a sperimentare benefici sia fisiologici, come la diminuzione della sensazione di panico, che psicologici. Infatti per quanto riguarda questi ultimi, sono stati riscontrati dei benefici nelle risposte di coping in relazione al malessere cronico, diminuzione della sensazione di solitudine, e di sensazioni di distress, accompagnati ad un aumento del rilassamento e della ricerca di relazioni sociali, nonché una più accentuata compliace alle cure proposte (Caprilli & Messeri, 2006).
Da un punto di vista neuroscientifico Kent & Morten (2011) hanno evidenziato come nelle zone cerebrali situate in profondità della neocorteccia, siano collocati gli hotspot edonici (nucleo di acumbes), ovvero quelle zone cerebrali che si attivano a seguito di uno stimolo piacevole e che danno una sensazione di piacevolezza/benessere. Quando invece questo tipo di benessere emerge a livello della coscienza, oltre a queste aree, si è scoperto anche che una parte della neocorteccia, la corteccia orbitofrontale, si attiva. Questa infatti risulta implicata nei processi di presa di coscienza della sensazione di benessere/piacevolezza provocata da un evento/stimolo.
Alla luce quindi dei risultati ottenuti nelle ricerche illustrate riguardanti i benefici psicologici della pet therapy e delle scoperte neuroscientifiche che hanno evidenziato l’esistenza di aree neurali proprie delle sensazioni di piacevolezza/benessere, si potrebbe pensare all’esistenza di una possibile relazione tra queste due aspetti. Sarebbe quindi interessante indagare meglio se una seduta di pet therapy può portare all’attivazione di quelle aree della corteccia orbitofrontale che sono proprie della sensazione di benessere, che è appunto l’obiettivo del presente lavoro.

2.Obiettivi e ipotesi
Con questa ricerca ci si pone l’obiettivo di fare un’analisi dell’attività cerebrale in pazienti ricoverati in oncologia pediatrica presso le strutture ospedaliere, prima e dopo una seduta di pet therapy di 20/30 minuti. Inoltre si vuole verificare l’ autopercezione emotiva del soggetto prima e dopo la terapia. Si ritiene infatti che anche una sola seduta di terapia diminuisca considerevolmente la percezione soggettiva dello stress, questo per l’effetto positivo che ha sulla sfera emotiva del bambino il rapporto con l’animale.
Alla luce, quindi dei benefici psicologici e fisici che sono emersi in letteratura, a seguito di sedute di pet therapy su bambini malati di cancro, e partendo dal presupposto che ogni esperienza che ha degli effetti psicologici questi corrispondono a dei meccanismi neurali, in questo studio si vuole andare ad osservare l’attività cerebrale mediante l’utilizzo di uno strumento di misurazione elettrofisiologica, l’elettroencefalogramma (EEG) prima e dopo una seduta di terapia assistita da animali. A questo proposito ci si aspetta che questi cambiamenti “positivi” possano essere evidenti sia a livello cerebrale, in termini di attivazione delle regioni neurali propri della corteccia orbitofrontale, che a livello di percezione emotiva, così da poter verificare in modo più oggettivo i benefici della pet therapy.
Siccome tra i benefici illustrati ci sono anche diminuzione dell’ ansia e dello stress, aumento della ricerca di relazioni sociali e un generale miglioramento della percezione della qualità della vita, si ipotizzano dei cambiamenti nella percezione soggettiva dello stress anche solo dopo una singola seduta.
L’intento di questa ricerca è puramente esplorativo, infatti ci si limita all’osservazione e di conseguenza alla conferma/sconferma delle ipotesi sopra esposte.



3. Metodologia


3.1 Campione/Popolazione target
Per la ricerca verranno selezionati 20 bambini, nello specifico 10 femmine e 10 maschi, di età compresa tra i 7 a 15 anni, ricoverati in ospedale nel reparto di oncologia pediatrica. Unici criteri di esclusione saranno la presenza di allergie al pelo del cane, che potrebbero compromettere la salute del bambino, oppure la presenza di lesioni cerebrali che potrebbero infierire su una corretta interpretazione dei tracciati dell’EEG. Tutti i soggetti reclutati verranno sottoposti alla una seduta di pet therapy e non è previsto un gruppo di controllo, in quanto si tratta di una ricerca di tipo esplorativo.


3.2 Strumenti
Per l’esecuzione di questo studio verrà utilizzato l’elettroencefalogramma (EEG), uno strumento di misurazione non invasivo, che permette di misurare e rilevare le fluttuazioni del potenziale elettrico generate dall’attività dei neuroni tramite sensori posizionati sullo scalpo. Verranno utilizzati per l’esperimento tutte le posizioni previste dallo strumento, per un totale di 32 elettrodi che saranno posizionati su tutto lo scalpo secondo il Sistema Internazionale 10-10, in modo tale da avere un’idea più chiara dell’attivazione/non attivazione delle diverse aree; così da poter in primo luogo verificare la nostra ipotesi, secondo cui dopo la seduta si dovrebbero attivare le aree orbitofrontali della neocorteccia (poiché lo stimolo viene etichettato come piacevole), e allo stesso tempo verificare l’eventuale attivazione di altre zone neurali.
Per quanto riguarda invece la misurazione della percezione soggettiva dello stress, verrà utilizzata una versione modificata del Distress Thermometer (DT), utilizzata anche da Sobo et al. (2006) , in cui ci saranno disposte secondo un punteggio che varia da 1 a 10 delle “faccine” o smiles rappresentanti diverse emozioni (a 1 corrisponde una faccina “spaventata” e a 10 una “serena”). Anche questa scala sarà somministrata prima e dopo la sessione di pet therapy.


3.3 Procedura
Dopo aver reclutato il campione, i partecipanti verranno introdotti al setting dello studio, una stanza che l’ospedale ci ha riservato per l’esecuzione del trattamento di pet therapy e per le rilevazioni con l’EEG. In un primo momento verrà richiesto ai genitori la firma di un consenso informato, necessario per lo svolgimento delle procedure. Dopo una breve spiegazione sullo svolgimento delle procedure, si somministrerà ai partecipanti la versione modificata del DT (con la domanda: “ in questo momento come ti senti?”), subito dopo si inizierà con il posizionamento dell’EEG e degli elettrodi sullo scalpo. Dopo la misurazione, entrerà nella stanza l’operatrice di pet therapy con il suo cane ed inizieranno insieme la seduta, secondo le modalità preferite dalla stessa, che durerà circa 30 minuti. Durante questa mezz’ora l’operatore osserverà il bambino durante la relazione con il cane e con la pet terapista, senza intervenire in alcun modo. Subito dopo il passare di questi 30 minuti, il cane uscirà dalla stanza in modo tale da permettere all’operatore di riposizionare l’EEG sullo scalpo e ripetere le misurazioni; verrà poi somministrato di nuovo il DT, ripetendo al bambino la stessa domanda fatta in precedenza.


3.4 Fasi della ricerca

Tutto lo studio si svolgerà all’incirca in cinque mesi. I primi tre mesi saranno dedicati al reclutamento del campione. Il mese successivo sarà dedicato alla dei dati, con lo svolgimento dello studio stesso. Per quanto riguarda l’analisi di tutti i dati raccolti del campione, esse verranno fatte mediante un programma specifico (SPSS) che permetterà il confronto dei risultati e quindi la discussione degli stessi.
L’ ultimo mese verrà dedicato alla divulgazione dei dati ottenuti sulle principali riviste del settore.


4. Percorsi di analisi e risultati attesi


Per quanto riguarda l’analisi dell’attività corticale si andrà a fare un confronto per collezioni di osservazione tra le diverse zone dove sono stati posizionati gli elettrodi, in base alla frequenza delle diverse bande e in più si farà un confronto tra le misurazioni nei due diversi momenti pre e post terapia. Ci si attende che nel post-terapia le zone della corteccia orbitofrontale siano più attive rispetto alle altre aree della neocorteccia e rispetto all’attività neurale rilevata prima della seduta, questo ci porterebbe a concludere che anche a livello neurale, si può avere una prova dell’influenza positiva che ha la pet therapy sulla sperimentazione di emozioni positive di benessere in bambini oncologici sottoposti ad ospedalizzazione.
Riguardo invece la percezione soggettiva dello stress, verranno confrontati i punteggi forniti dai pazienti prima e dopo la seduta (con l’ausilio di un programma che permetterà sia il confronto per collezioni di osservazione che la comparazione di medie), con l’aspettativa di trovare punteggi più alti nella scala nel momento che segue la pet therapy. Questo dimostrerebbe come anche a seguito di una sola seduta si diminuirebbe notevolmente la sensazione di malessere e stress che caratterizza i bambini oncologici ospedalizzati.


Ilaria


Riferimenti bibliografici
Askin M. A., More B.D., (2008), Psychological support of the pediatric cancer patients: lesson learned over the past 50 years. Current oncology reports, 10, 469-476.
Barba B.E., (1995), the positive influence of animals: animal assisted therapy in acute care. Clinical nurse specialist, 9, 199-202.
Braun C., Stangler T., Narveson J., & Pettingell S., (2009), Animal-assisted therapy as a pain relief intervention for children. Complementary therapies in clinical practice, 15, 105-109.
Caprilli S., & Messeri A., (2006), Animal-assisted activity at A. Meyer Children’s Hospital: a pilot study. Evidence-based complementary and alternative medicine, 3, 379-383.
Gagnon J., Bouchard F., Landry M., Belles-Isles M., Fortier M.,& Fillion L., (2004), Implementing a hospital-basedanimal therapy program fot children with cancer: a descriptive study. Canadian oncology nursing journal, 14, 217-222.
Kaminski M., Pellino T., Wish J. (2010), “Play and Pets: the physical and emotional impact of child-life and pet therapy on hospitalized children”, Children’s healthcare, 31(4) 321-335.
Kent C. B., & Morten L. K., (2011), Building a neuroscience of pleasure and well-being. Psychology of well-being, 1, 3.
Sobo E.J., Eng B., & Kasssity-Krich N., (2006) Canine visitation (pet) therapy pilot data on decrease in child perception. Jounal of holistic nursing, 24, 51-57.
Urbanski B.L., BSN, RN, Lazenby M., (2015) “Distress among hospitalized pediatric cancer patients modified by pet-therapy intervention to improve quality of life.” Journal of pediatric oncology nursing, 29 (5) 272-282.