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mercoledì 9 marzo 2016

Io & Marley

« Un cane non se ne fa niente di macchine costose, case grandi o vestiti firmati... Un bastone marcio per lui è sufficiente. A un cane non importa se sei ricco o povero, brillante o imbranato, intelligente o stupido... Se gli dai il tuo cuore, lui ti darà il suo. Di quante persone si può dire lo stesso? Quante persone possono farti sentire unico, puro, speciale? Quante persone possono farti sentire... Straordinario? »



Ed eccoci qui, a parlare di una storia (vera!) a dir poco meravigliosa, che racchiude tutto il suo significato di amore, rispetto, complicità in questa sola frase.

Nel libro (e nell’omonimo film) “Io & Marley” l’autore e protagonista John Grogan, racconta la sua, e della moglie Jenny, vita appena dopo il matrimonio. I due, appena sposati, decidono di prendere un cucciolo, per mettersi alla prova come futuri genitori…. E così arriva Marley, un bellissimo cucciolo di labrador chiaro.
Per quanto piccolo e simpatico, però, Marley si dimostra da subito parecchio difficile da gestire: è sempre in movimento, nulla pare riesca a calmarlo, distrugge tutto ciò che gli capita a tiro... (in una scena molto comica, Marley trascina un tavolo di un ristorante per tutta la spiaggia per rincorrere un barboncino).
Nel frattempo, John e Jenny diventano genitori e star dietro a tutto diventa difficile... A seguito di una promozione nel giornale dove lavora, a John viene affidata una rubrica opinionistica sul giornale della zona, che lui chiama appunto “io e Marley”. Questa rubrica gli permette di cambiare casa, di vivere meglio… e ovviamente rende Marley popolare!
Nella rubrica John racconta di tutte le marachelle del caro Marley, che però comincia ad invecchiare…
A seguito di una torsione di stomaco purtroppo Marley viene soppresso. Con immenso dispiacere di John e della famiglia, Marley viene seppellito in giardino, salutato da tutta la famiglia con un sorriso, ripensando al grande compagno di vita che è stato…

E come possiamo chiamarlo questo, se non amore? I nostri amici a quattro zampe ci accompagnano per tutta la vita, donandoci un amore e un affetto inequiparabile. Non è forse benessere questo?

Ilaria

Trailer


Quando l'equitazione e la disabilità si uniscono



Il Para Dressage divenne l’unica disciplina dei Giochi Paralimpici per la categoria dell’equitazione, e venne riconosciuta dalla FEI (Federazione internazionale sport equestri), per la prima volta nel 1996 in Atalanta.

La partecipazione ai giochi equestri Paralimpici è aperta agli atleti con qualsiasi tipologia di disabilità fisiche o handicap visivo. Gli atleti possono competere sia nella disciplina del Dressage tradizionale (viene richiesto al partecipante di completare delle figure su un campo in sabbia privo di ostacoli, con l’obiettivo di essere più precisi possibile) sia nel freestyle Dressage (percorso di Dressage accompagnato da sottofondo musicale la musica ndr), e sono divisi in base alle loro capacità motorie/fisiche (persone con disabilità fisiche simili competeranno nella stessa categoria).
I cavalieri possono cavalcare con una serie di ausili (come redini adattate, segnali sonori etc), a seconda del disagio.



L’idea di introdurre questa categoria negli sport equestri nasce dalla volontà di dare a tutti una possibilità di poter praticare una disciplina riconosciuta con il proprio cavallo. Infatti grazie a quest’attività paraequestre i disabili si possono cimentare in uno sport che porta dei considerevoli benefici fisici e psichici.  Il contatto con il cavallo permette ai disabili di sperimentare un legame profondo, con un animale che deve essere considerato un compagno, che deve aiutare a compensare le mancanze del cavaliere. 
Inoltre aumenta i livelli di percezione di qualità della vita, dei livelli di autostima nonché una sensazione complessiva di benessere. Attraverso  il cavallo infatti, la disabilità viene percepita come "meno invalidate" e meno significativa per la riuscita dello sport stesso. 

Purtroppo in Italia non sono molti i centri ippici attrezzati alla pratica di questa disciplina,  a causa della vastità delle problematiche cui si deve far fronte. Tuttavia speriamo che con il passare degli anni diventi uno sport accessibile per tutti e su tutto il territorio italiano!!

Ilaria

Fonti:












Narcolessia? Ci pensa Fido!



In questi vari articoli abbiamo visto come i cani possono aiutare, ed effettivamente aiutano, l’uomo, sia esso sano, felice, solo, depresso o malato. Il beneficio che portano è risaputo e lo si misura in sorrisi. 
Oltre ad aumentare il benessere psicologico, i nostri amici a quattro zampe permettono anche di migliorare “in modo pratico” la vita di chi ne ha bisogno. È il caso dei pazienti narcolettici!La narcolessia è una malattia neurologica che porta la persona ad addormentarsi improvvisamente e svariate volte al giorno. Può trasformarsi in una grave patologia invalidante e in molti casi pericolosa per l’incolumità del paziente stesso e di chi gli sta vicino. 
Il cane è addestrato per destare il narcolettico dai suoi attacchi improvvisi di sonno, ovunque esso si trovi, in casa oppure in luoghi pubblici come mezzi di trasporto e uffici. 
Fido ha anche la capacità di avvisare in caso di chiamate telefoniche o del suono della sveglia. Come fa?  Con leccate sul viso e mugugni continui, ovviamente! Così facendo avvisa il compagno umano della necessità del suo risveglio



La scoperta della possibilità di impiegare il cane come guida per narcolettici la si deve al caso di una donna di 36 anni in cura alla Libre Universitè di Bruxelles.
La donna soffriva di attacchi di narcolessia fino a sei volte al giorno e spesso si addormentava per ore ed ore arrivando addirittura a dormire per 16 ore al giorno!

Ovviamente la gravità della malattia le impediva di fare anche le cose che noi reputiamo semplici e di conseguenza era impossibilitata a svolgere una vita per così dire “normale”. Dato che la cura farmacologica non dava i risultati sperati, i dottori hanno deciso di affiancarle un cane guida come quelli per ciechi ma addestrato a svegliare la paziente durante i suoi attacchi di sonno.
Cosi la donna ha potuto tornare a vivere quasi normalmente, svolgendo quelle azioni che per noi sono quotidiane ma che per lei erano diventate straordinariamente difficili.

Ecco un altro esempio che spiega la meraviglia e le infinite risorse che hanno i nostri amici a quattro zampe. Non smetteranno mai di sorprenderci!


Marta

Fonti:
http://www.greenstyle.it/cani-guida-per-narcolettici-25014.html 

http://www.dogmagazine.it/2013/01/cani-guida-per-narcolettici-unaltra-incredibile-dote-dei-nostri-amici-a-quattro-zampe/ 

Una proboscide per uscire dall’isolamento!


È chiamata “Trunk Therapy”, la terapia della proboscide, e si è rivelata un ottimo metodo per aiutare i bambini affetti da autismo. Può essere vista come la versione asiatica della nostra (più rinomata) ippoterapia; in Thailandia al posto dei cavalli usano gli elefanti!!

È il particolare progetto messo in atto nei pressi di Lampang, in Thailandia, e gestito da un gruppo di terapeuti provenienti dall’Università di Chiang Mai: “un contatto diretto con gli elefanti per permettere ai pazienti di esternare più facilmente le loro emozioni, per aiutarli ad abbattere quel muro comunicativo tra la loro interiorità e il mondo esterno”.

La proposta coinvolge una decina di bambini ed adolescenti che, quotidianamente, si relazionano e interagiscono con gli elefanti facendo giochi, passeggiate sul dorso del loro “big pet”, ma anche dandogli da mangiare e lavandoli; attraverso la cura del pachiderma, si aiutano i bambini a prendere confidenza con l’ambiente esterno spronandoli ad uscire dall’isolamento sociale, caratteristica delle diverse forme di autismo.

Gli studi su questa pet-therapy vantano numerosi risultati. Ogni attività in compagnia degli elefanti è stata pensata per stimolare una funzione specifica nei comportamenti del giovane affetto da autismo. Oltre ad alimentare autostima e risposte emotive più mirate, i giochi permettono di abituare i ragazzi all’interazione di gruppo, mentre la passeggiata sul dorso rafforza l’equilibrio e la postura. La pulizia dell’animale, invece, aiuta i bimbi a ridurre la paura nei confronti degli altri, sia in termini di presenza fisica che a livello tattile.

Un aiuto “grande come un elefante”, non trovate? :)

Qui sotto il link al video, buona visione!!
https://www.youtube.com/watch?v=DMjJ7_vDIYg&feature=youtu.be


Marta



Fonti:
http://www.greenstyle.it/terapia-elefanti-per-bimbi-autistici-168996.html
http://www.ok-salute.it/bambini/in-thailandia-lelefante-terapia-per-i-bambini-affetti-da-autismo/

Un amore tra le sbarre: pet therapy con i detenuti


Chiunque di noi avrà letto o sentito notizie relative al malessere che si prova nelle carceri e altre notizie relative al sovraffollamento dei canili comunali.
Perchè non unire i due problemi? Il modo migliore é far adottare un cane ai carcerati!
È una Pet therapy che coinvolge  le vittime dell’isolamento sociale (sia umane che canine) unendole in un percorso di vita ricco di affetto reciproco. 
Questo é un programma che é stato lanciato negli Stati Uniti nel carcere di Gig Harbor, già dal 1981, con lo scopo di aiutare, allo stesso tempo, i condannati e gli amici a quattro zampe. 
L’idea di base è far incontrare cani sfortunati e carcerati con storie difficili alle spalle, principalmente donne. Queste detenute si occupano di loro, accudendoli e addestrandoli. 
Questo è un programma che però vale solo per i carcerati che non hanno commesso alcuna infrazione durante il periodo dietro alle sbarre; il lavoro è stipendiato (1,41 dollari l’ora). 

Questo carcere si può dire che ha fatto nascere un business dato che si è spinto oltre alla pet therapy. Infatti offre servizi anche fuori dalla prigione, per chiunque voglia portare il proprio cane in una Spa, dove gli viene fatto bagno, unghie e taglio a prezzi decisamente competitivi. Esistono anche programmi di addestramento ma hanno lunghissime liste d’attesa.

Anche le carceri italiane fanno la loro parte in questo programma. Ovviamente potrebbero fare di più, ma con un po’ di pazienza credo che un gran numero di penitenziari prenderanno in considerazione questa possibilità di benessere e gioia per i loro “ospiti”.

È una bellissima iniziativa, perché  non aderire?

Marta

La ParAgility!



Con il termine “paragility”, ci si riferisce ad una nuovissima attività ludica che si sta diffondendo pian piano nel nostro paese. Più nello specifico si tratta di una disciplina sportiva che unisce lagility dog (disciplina riconosciuta in cui cane e conduttore, sono impegnati ad affrontare un percorso con numerosi ostacoli nel minor tempo possibile ndr) e la disabilità.

Infatti, il cane e il suo conduttore portatore di handicap, sono chiamati a svolgere un percorso ad ostacoli,  però che sia adattato alla disabilità del partecipante (per esempio, per coloro dotati di carrozzine motorizzate è sempre una gara a tempo, qualora però il partecipante presentasse delle problematiche motorie/fisiche che non gli permettano di correre, nel punteggio finale il tempo non sarà considerato).





La paragility dona ai portatori di handicap che la praticano, uno stato di benessere psico-fisico e contemporaneamente non presenta controindicazioni. Infatti è benefica, in quanto innanzitutto è un’attività che si pratica all’aria aperta, facilita la relazione con il cane, è un’attività dinamica e divertente, favorisce l’interazione con gli altri e l’integrazione sociale, aumenta l’autostima attaverso il raggiungimento di obiettivi condivisi, stimola la motricità e stimola le persone ad affrontare le difficoltà (e nello stesso tempo stimola a dare il meglio di se stessi per il fine della gara).

E’ però importante sottolineare che la paragility, nonostate i grandi benefici che dona alla persona che la pratica e il miglioramento della qualità della vita che ne consegue, è un’attività sportiva e non una terapia, proprio perché ha fini competitivi.
Possono partecipare persone di qualsiasi età e cani di qualsiasi razza, anche se i più portati rimangono le razze come il border collie, il pastore belga e lo shetland.

Oggi, numerosi campi d’addestramento e club cinofili si stanno organizzando con corsi per la preparazione di istruttori competenti in paragility. Inoltre sono organizzati dei campionati, cui i binomi selezionati possono partecipare, fino a livelli mondiali.
 
Ilaria 

Video: